Bologna 12/02/07 h. 12.10 a casa
Ancora adesso continuo a soffrire e a tratti a cercare di reagire a questo dolore che piano piano mi logora.
Ieri, come un paio di mattina a questa parte mi sono svegliato incazzato, ma poi continuando a lavorare mi si è affievolito.
Il fatto è che la penso continuamente, è il mio primo pensiero al mattino, e il mio ultimo alla sera prima di addormentarmi.
Insomma, ieri… sul finire della giornata lavorativa sono stato tentato dall’andarla a trovare a casa per parlarle e perché no, ricordare un paio di cose facendo sesso.
Sapevo perfettamente che ciò che pensavo era sbagliato, ed era più la voglia di farmi del male, farmi talmente tanto male da non permettere al mio dolore di potermene fare più. Una cura molto strana; dare più dolore possibile per farlo passare!
Fatto sta che ho chiamato Angelo, e gli ho chiesto consiglio (ormai sto rompendo i coglioni a tutti i miei amici con questa storia), e lui mi ha detto che razionalmente non era una cosa da fare; non era assolutamente da fare se non volevo che un bel ricordo (per lei) di una storia si trasformasse nel brutto ricordo di un rompicoglioni.
Alla fine ho resistito alla tentazione di vederla, e ho chiesto asilo a casa di Angelo.
Così sono andato là, depressissimo, e dopo i rituali saluti a lui, Mary e la piccola, ho cominciato a parlare di lei e di quello che provo, di quello che c’è stato e di quello che non ci sarà più.
Un enorme senso di sconforto mi ha assalito, le lacrime hanno cominciato a sgorgare sole dai miei occhi, ed io cercavo di trattenerle, di essere uomo; perché troppe volte ho pianto, troppe volte ho pianto davanti a lei, troppe volte le ho fatto capire le mie insicurezze, troppe volte no mi sono sentito uomo.
Dopo che ho detto questo sono scoppiato letteralmente a piangere e lui, un mio amico, mi ha offerto una spalla sulla quale sfogare la mia depressione. Anche questa volta non mi sono sentito uomo, non mi sono sentito in grado di risolvere i miei problemi da solo, ancora una volta sono regredito a bambino capriccioso, e questa è una cosa che mi fa montare ancora di più la rabbia in corpo.
Gli ho detto anche questo, e Angelo mi ha guardato e mi ha detto che sono più uomo di molti altri, perché riesco a buttare fuori queste sensazioni, cosa che non tutti fanno.
Ma alle donne non piacciono i frignoni, non piacciono li insicuri, alle donne non piaccio quando arrivano a conoscere quella figura indifesa che mi sta dentro, e che mi spinge a fare sempre azioni insensate, alle donne non piace il bambino che è dentro di me e che non ha mai saputo svilupparsi per diventare adulto.
Mi è anche venuto il dubbio che lei possa già avere trovato un altro, anche se quando mi ha lasciato mi ha detto che venivo prima di molti altri, mi ha detto che non mi ama, mi aveva fatto capire che voleva che la lasciassi; ma io ero troppo preso dall’idillio che avevo davanti, ero troppo preso da lei, e non capivo, e continuo a non capire.
Questo non riuscire a capacitarmi di tutto mi spinge a sapere, a volere conoscere il dettaglio, anche quando non c’è un dettaglio da scoprire.
Non c’è una ragione apparente, solo quello che mi ha detto:- NON TI AMO -, ma io questo lo sapevo, lo sapevo tutte le volte che le dicevo che l’amavo, e lei mi guardava triste. In quei momenti avrei dovuto capire che era una cosa che non poteva funzionare, e sinceramente ci avevo pensato molte volte, tutte le volte dopo il sesso, tutte le volte in cui lei mi guardava in questa maniera; ma tutte le volte lei diceva qualcosa che mi faceva cambiare idea, mi diceva che ero grande, mi diceva che sapevo fare tutto, ed avevo sempre una possibilità d’azione in più.
Ebbene non cel’ho! Mi sentivo forte con lei, mi piaceva proteggerla, e preoccuparmi per lei, ma nel farlo qualcosa ha risvegliato il bambino dentro, e con lei cominciavo a comportarmi in maniera diversa; sì la proteggevo, ma non nel modo giusto da uomo, e lei cominciava a farmi troppe volte da mamma, e mi cazziava tutte le volte che ci vedevamo, ed io prendevo questo come un fatto che mi volesse migliorare; e lei non si piaceva così, non si sentiva più se stessa, non i trovava più bene con me e con i miei difetti, mentre io vedevo i suoi e li adoravo.
Forse ho solo voluto attaccarmi avidamente alla prima persona che abbia mai voluto condividere qualcosa di bello con me. La mia prima ragazza, dopo 25 anni passati in solitudine, senza una donna accanto che mi amasse.
Ho fatto un overdose di questa esperienza, ed ho permesso che le mie paure prendessero il sopravvento su di me e sulla nostra relazione, e lei si è giustamente rotta le palle.
So che lei mi vuole solo bene e niente più, ma ogni fottuto giorno mi sveglio pensando a lei, a tutto quello che abbiamo fatto insieme in 6 mesi, a tutte le volte che abbiamo fatto l’amore, e tutte le volte in cui ci siamo abbracciati e voluti bene, che fosse stato amore o no.
Prima di andarmene l’ultima volta che l’ho vista le ho detto:- SEI LA COSA PIU’BELLA CHE MI SIA CAPITATA NELLA VITA - e lei mi ha risposto:- IN FONDO ANCHE TU -; non so cosa dire, sono in un turbinio di emozioni contrastanti, e cerco di uscirne.
Non riesco a elaborare questo lutto, perché da una parte c’è la mia speranza che mi invoglia a puntare ancora su di lei, anche se lei mi ha apertamente detto che non ci si può più fare nulla, e dall’altra c’è la consapevolezza che al mondo non c’è più neanche una donna disposta ad avermi accanto, ad amarmi come vorrei essere amato, e ad essere amata come so fare (o penso).
Questi sono giorni in cui vorrei estirpare dal mio corpo quella speranza che mi fa ancora pensare a lei, vorrei avere una prova che lei abbia fatto qualcosa di sbagliato, vorrei davvero potere fare sì che la rabbia mi aiuti a dare una svolta a questa sensazione, e mi aiuti a dimenticarla; ma sento solo che la colpa di tutto questo è solo mia e della mia inettitudine.
Molti mi dicono che questo mi aiuterà a diventare più forte, ad affrontare le future relazioni (perché ci saranno?) con più serenità e coscienza, ma io vorrei solo lei accanto, e non si può più.
Anche io so che un giorno mi passerà questo malessere, devo solo fare sì che LA DIVINA INDIFFERENZA mi accolga tra le sue braccia, e che mi randa abbastanza forte da non sentire più il batticuore ogni volta che la vedrò o la sentirò.
Come potere diventare forte? Come potere diventar un uomo a tutti gli affetti? Come potere combattere queste paure? Come portare avanti una relazione? Come continuare ad essere se stessi anche dopo essere cambiati?
Gli interrogativi sono molti, troppi… non mi è concessa una sola vita per risolverli, ma mi è concessa l’ignoranza, che a volte può essere un toccasana, anche se una volta che hai scoperto qualcosa vuoi solo ottenere di più.
Finito alle h. 12.55
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