lunedì 2 gennaio 2012

Fuggire dal labirinto!

Bologna 2 mar. 06 h. 11.08 a casa

 




Direi proprio che si tratta di uno di quei sogni strani che mi capitano spesso.
Dopo varie volte in cui ho sognato Palermo e cose che le girano intorno, stanotte ho sognato una vicenda che finiva con Palermo!
Mi accingo a raccontare, ma il sogno non lo ricordo perfettamente, ricordo di più quello che accedeva alla fine:
Sono a Palermo con un gruppo di persone, ricordo di stare partecipando ad una cena ricca e divertente.
D’un tratto il sogno si trasforma, e tutte queste persone, me compreso, ci ritroviamo catapultati in un enorme labirinto colorato prevalentemente di verde scuro (tipo muffa), rosso e blu cadavere.
Non sappiamo che fare e non sappiamo come muoverci, l’unica cosa che sappiamo è che c’è uno strano essere che si avvicina a noi.
Oh bene, penso, qualcuno, anche se all’apparenza strano, ci può dare un’informazione; mi avvicino verso il tipo e vado per chiedergli qualcosa, ma faccio appena in tempo a scansarmi, spinto da uno del gruppo, e ad evitare un colpo d’ascia in testa.
Ancora rincoglionito dalla faccenda, mi accorgo che tutti gli altri si avventano sopra l’essere, cominciano a menarlo di santa ragione, finché non cade, forse, morto.
Uno dei compagni di sventura, allora, si arma con quell’ascia, ma è molto pesante e presto dovrà abbandonarla.
Dopo varie discussioni decidiamo di incamminarci per trovare l’uscita, ed uscire da quell’orrore.
Ma il labirinto è gigantesco, pauroso e tetro, oltre ad essere terribilmente pericoloso visto il nostro primo incontro.
Intorno a noi girano strane creature, piccole, ma più grandi del solito: un esempio sono una specie di misto tra gatto e topo di colore verde fluorescente; ed oltre ad essere veramente brutto, è anche cattivo e famelico, quindi siamo costretti a schiacciare quelli che ci si avvicinano.
La consistenza di quegli esseri ricorda la gomma, e per ucciderli del tutto devi esercitare una grande pressione, visto che non abbiamo armi (anche se all’inizio usavamo l’ascia); e quello che ne esce non è né sangue né plasma, ma un moccio verde e appiccicoso; inutile dire che in breve le nostre scarpe erano inzaccherate di quella merda appiccicosa.
Nonostante questi piccoli problemi continuiamo ad inoltrarci nel labirinto, sicuri di esserci persi, ci accorgiamo che è anche su più di un livello, ha almeno due o tre piani, collegati da scale di legno marcio e all’apparenza molto cedevoli. Allora il mio pensiero è che non siamo finiti in un labirinto, ma in un dungeon, cosa errata, perché era proprio un labirinto, lo diceva proprio il fatto che più volte siamo dovuti tornare indietro e ricominciare da capo.
Malgrado tutto il posto non era totalmente infestato da creature, ma quelle che c’erano, erano veramente pericolose per la nostra incolumità, e noi continuavamo a non avere armi, se  non le nostre mani e i nostri pugni.
Ci troviamo di fronte un passaggio strano (come se tutto il resto di questo fottuto posto fosse diverso), uno di quei passaggi obbligatori tipo luna park, con barre girevoli solo da una parte, e che non vanno indietro e non ti permettono di potere fermarti. Le attraversiamo a 2 a 2, perché lo spazio lo consentiva, e continuiamo ad andare avanti; ma qui i colori dell’ambiente cambiano quasi totalmente mantenendo, però, il fondo verde, stavolta più chiaro, e contornato di colori gialli e rossi, e qui le creature sono in numero maggiore, ma quasi tutte innocue, tranne quei maledetti topo-gatto.
Arriviamo ad un punto dove siamo certi che ci sia un’uscita, ma è sbarrata da una saracinesca di metallo e pietra. Dopo molti tentativi, riusciamo a forzarla, l’apriamo e vediamola luce del giorno all’esterno, e mentre ci accingiamo a correre verso quella luce un paio di noi vengono colpiti da qualcosa e cadono, quel qualcosa non era materiale, direi più energia, visto che anche io vengo preso, ma di striscio, quindi mi fermo e guardo indietro, mentre gli altri non caduti corrono veloci verso l’uscita. Mi accorgo dei ragazzi caduti, li chiamo, ma non rispondono, allora mi avvicino per vedere cosa è successo, e li trovo privi di sensi; grido e chiamo gli altri, qualcuno si ferma e si avvicina, altri scappano senza curarsi minimamente di noi.
Quelli che si sono avvicinati cercano, come me, di capire se i ragazzi sono svenuti o morti, ci accorgiamo che sono svenuti, a quel punto decidiamo di portarli in spalla fino alla luce.
Con non poche difficoltà, provate a portare un corpo che ti sguscia da tutte le parti e correre senza farlo cadere, riusciamo ad arrivare alla luce, che altro non è che un cortile, un condotto di aerazione del labirinto, e che a poco più di un paio di metri d’altezza c’è un muretto che sembra scavalcabile.
Per prima cosa facciamo rinvenire gli svenuti, che ci raccontano cosa hanno provato prima di cedere al dolore che li pervadeva; poi, finito il racconto, li facciamo salire sopra al muretto, e ci avvertono che fuori è tutto calmo e che siamo alla Marinella.
La Marinella? Come è possibile, che ci facciamo in questo posto, se prima eravamo da tutt’altra parte, eravamo a casa a mangiare, che cazzo scherzo è mai questo? Dai, usciamo subito da qua, ho i coglioni pieni di questo posto. Affrettiamoci prima che arrivino altre creature amorfe!
Quando tutti siamo sul cornicione guardiamo verso il basso e vediamo che c’è una persona anziana, con un a palandrana colorata di blu e verde, la barba lunga ed un cappello lungo e a punta.
Un mago?! Non è possibile, non esistono i maghi… e non dovrebbero esistere neanche quelle creature che senza fare complimenti abbiamo menato a morte. Come è possibile tutto ciò? Cosa sta succedendo… scappiamo prima che questo ci rinchiuda di nuovo nel labirinto. VIAAA!!!!!!!!
Tutti scappiamo verso la salvezza, anche io, ed arriviamo quasi tutti lontano, alla fermata dell’ autobus a Tommaso Natale, prendiamo il 628 ed andiamo verso Sferracavallo; però sul bus ci accorgiamo che qualcuno di noi non c’è, qualcuno è stato preso!!!
Qua succede qualcosa di strano, io mi sono riuscito a salvare, ma apro gli occhi e mi ritrovo al  punto di partenza del labirinto, sono solo e… NON SONO IO!
Chi diavolo sono, non ho uno specchio con me, ma riesco a capire dalle mie mani, dal mio corpo che non sono io; è come se stessi vivendo una reminiscenza, sono come nel corpo di un altro.
Cazzo – penso – sono solo e senza armi, ma so dov’è l’uscita. Detto ciò comincio a correre in quella che so essere la direzione giusta, ma trovo la strada sbarrata e l’unica via è verso il basso, verso quella scala pericolante. Tutto è illuminato di una luce lugubre, ed io devo farmi coraggio e procedere in quella direzione sconosciuta, tutta la mia sicurezza è andata a farsi benedire!
Scendo e l’odore è schifoso, sembra un misto tra una fogna e una fossa comune, e… oh no!!! ancora quelle creature grosse e cattive, ed i topo-gatto, un’altra volta, e sono senza neanche un’arma, l’unico modo per fuggire è usare l’ingegno, queste creature non sembrano intelligenti. Allora corro verso questa a tutta velocità (sono più veloce di quello che ricordavo… ah, vero non sono io), faccio una finta ed un cambio di direzione triplo, la creatura sferra il colpo d’ascia, ma nella direzione sbagliata, dandomi la possibilità di correre via e scappargli.
Nella mia corsa schiaccio un paio di quei topo-gatto sotto le scarpe, e mi inzacchero un po’, e per via della pressione e della velocità, gli schizzi mi arrivano fino alla faccia.
In preda alla frenesia della corsa e della paura mi trovo davanti quella che era la direzione dell’uscita. Penso tra me e me: - spero proprio che non abbia avuto il tempo di cambiarla, l’unica cosa è provare e cercare di salvarmi il culo- .
A quel punto vedo nella mia mente di nuovo il volto del mago che comincia a cantare una sorta di litania, come in trance, e vedo dei vimini che cominciano ad uscire dalle pareti e che cercano di prendermi, sono ancora molto fragili, ma dentro di me so che do loro la possibilità di bloccarmi, diventeranno duri e impossibili da spezzare.
A quel pensiero comincio a correre, vedo ancora tutte le parti che cominciano a riempirsi di questi vimini, alcuni mi prendono, ma vado troppo veloce, e li spezzo. Corro, corro, e mi accorgo che c’è la scala che dava verso la direzione d’uscita, ma qui i vimini hanno quasi creato un muro, non vuole che vada in quella direzione, perché là c’è l’uscita, allora è quella la direzione giusta.
Corro e continuo a correre più forte che posso nel corpo che non è il mio, supero con facilità il muro appena creatosi, che si strappa come carta al mio passare, salgo la scala e vado nella direzione che conosco, supero l’aggeggio da luna park e vado verso l’uscita.
Stavolta non trovo l’uscita, ma una biblioteca, con gli scaffali bianchi e tanti libri. Ma l’uscita era questa, ne sono sicuro, allora butto giù tutti i libri e tutta la libreria di legno, e lì mi accorgo della saracinesca, stavolta la forzo con il legno che ho a portata di mano, apro e… non c’è il tunnel, sono direttamente al cortiletto, è buio, ma la luce arriva dai lampioni delle strade, guardo l’orologio ( avevo un orologio e non me ne ero accorto) e vedo che sono le 5 del mattino. Scavalco il muretto e trovo del filo spinato che dà su di un cancello che è situato vicino la strada principale della Marinella.
Supero tutto con qualche difficoltà, ma alla fine arrivo sulla strada. Ho fame.
Vedo ora un panettiere che sta preparando il suo lavoro in panificio, e sento che parla di me, non ricordo bene il nome che dice, ma vedo che va verso la porta con un rimacinato da ¼ in mano, si affaccia e la visuale si sposta su di me che , alto e biondo, mi avvicino al panettiere, prendo il pane e lo ringrazio, andando per la mia strada mangiando con gusto.
Che fine strana, che sia entrato nel sogno di qualche altra persona?
Poi mi ritrovo (sì io , proprio io in persona, quella mia) a recitare su di un castello e vedere la gente sotto che non riesce a sentirmi, allora urlo e la voce non arriva come volevo, allora…
MI SVEGLIO!
Cacchio che sogni che faccio!
Alla prossima ragazzi! Ciao!!!

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