lunedì 2 gennaio 2012

Il dirigibile dell’avventura!

Bologna 10/05/06 h. 13.55 a casa

Anche stamattina ho fatto uno dei miei incredibili sogni; in effetti è da qualche giorno a questa parte che ne faccio di belli e diversi, ma per una ragione o l’altra non me li ricordo al risveglio.
Il sogno in questione si svolgeva a cavallo dei cieli mondiali, e la nostra missione era di dovere recuperare un qualcosa di magico, ma dovevamo scappare a forze magiche che ci seguivano; quindi viaggiavamo dai cieli della Scandinavia fino a potere godere dall’alto delle bellezze della Sicilia, passando per le pianure infinite dell’America.
Il nostro era un dirigibile nettamente fuori dal comune: era grigio- verde, ma di un materiale stealt che non era individuabile né a occhio nudo né dai radar; ma era anche trattato magicamente, infatti l’unico modo di vederlo era solo quando si abbassava vicino al suolo, ed anche là le dimensioni ingannavano tantissimo; infatti visto da fuori le dimensioni erano poco più di quelle di una macchina mentre, invece, entrando le dimensioni era quelle di una casa enorme, infatti all’interno eravamo in dieci a svolgere mansioni diverse, e ad alternarci al timone.
I sedili erano di una tecnologia stravolgente, erano sì comodi, ma all’occorrenza si potevano spostare, e ci si poteva distendere; in pratica erano sì sedili, ma anche comodissimi letti sui quali riposare.
Non c’era una cucina, e tutto era messo al pavimento (anche se c’erano degli scaffali e delle mensole), e a terra c’era una pietra grande e piatta, che fungeva da maxi fornello.
Ora che ricordo, l’oggetto che cercavamo era proprio la parte finale di quella pietra, e cioè quella che serviva a riscaldarla e a dare una fonte di energia alternativa.
Tutto il pavimento era coperto da tappeti in pelle di vecchi animali, e la luce era fioca e scura (dovevamo viaggiare coperti per via del freddo), e lo spazio non era diviso da muri, ma era un tutt’uno grande e con il colore di predominanza marrone chiaro.
Durante una delle nostre soste per fare rifornimento di viveri decidiamo di fermarci a Palermo, visto che ci siamo vicini, e così arriviamo dalla costa occidentale, vediamo le spiagge di Capaci e Isola delle Femmine, ammiriamo dall’alto l’isolotto, e dopo pochi secondi siamo a Sferracavallo, e ci fermiamo proprio sopra la casa di via Dammuso.
È notte fonda, e nessuno sembra essere in quel posto neanche per dormire.
Scendiamo col dirigibile fino a poco più del livello del tetto di quella casa dove stavo prima, dopodiché ci caliamo con le corde e decidiamo di nascondere il nostro mezzo sotto un telo sotto i tiranti per stendere i vestiti.
Così facendo apriamo la porta per entrare in casa, è aperta, i primi scendono certi di trovare i miei genitori dentro, o almeno mio fratello. Il fatto è che appena scendono, mi ricordo che la mia famiglia non vive più in quella casa, bensì nella palazzina di fronte; quindi scendo di corsa per avvisarli.
Le luci sono accese, ma tutto quello che ricordavo non c’era più; tutte le stanze erano vuote, ma l’elettricità funzionava e le luci soffuse davano un colore giallognolo al lungo corridoio; ricordo (anche nel sogno) che lì Dylan adorava stare spaparanzato, e sempre lì giocavamo a rincorrerci; comunque informo tutti i ragazzi che lì non c’era nessuno, e che dobbiamo uscire da quella casa e andare alla palazzina di fronte.
E come uscire, e che la porta d’ingresso sia chiusa a chiave?
L’unica cosa che ci rimane da fare è provare ad aprire… e proprio così… la porta si apre con estrema facilità.
Quindi ne usciamo, diamo un’occhiata alla gelateria alla sinistra della mia ex casa, poi andiamo di fronte, e vediamo tra i campanelli quello dove compare il mio cognome; lo individuiamo e suoniamo.
Attendiamo un po’, qualcuno sta per rispondere.
Ma a quel momento sento dentro di me una voce che dice:- non aprire gli occhi, non guardare, aspetta!- ma faccio un movimento involontario, apro un occhio e… vedo la mia stanza per come l’avevo lasciata la notte prima, le mura bianche e la luce che entra dalla finestra.
La giornata è splendente nella sua mattina.
Cavolo, vi sono svegliato, e a nulla serve provare a riaddormentarsi. Ormai il sogno è perduto!
Al prossimo sogno.
Ciao

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