mercoledì 11 gennaio 2012

Mr. Cri

Capitolo 2
La presa di coscienza

La mattina dopo Cristian viene risvegliato da una lappata, abbondante di saliva, da parte di Dylan che, come ogni mattina, lo sveglia per farlo uscire a espletare i suoi bisogni mattutini ed andarsi a fare una passeggiata lungo la riva.
Stavolta, però, la cosa è un po’ diversa: - Cristian… Cristian, svegliati… si è fatto tardi per la pipì! – una voce rimbomba nella testa già dolente del povero ragazzo, che risponde: - papà, smettila di gridarmi nell’orecchio, ora mi alzo! – e con questa idea si mette a sedere visibilmente incazzato col padre, e dopo qualche attimo per riprendersi, si dirige (sempre più incazzato) verso la cucina, dove è solo rimasto l’odore del caffè che ogni mattina suo padre prepara prima di andare al lavoro, ma lì non trova altro che la caffettiera vuota e ormai fredda; allora si dirige verso la stanza dei suoi genitori, ma neanche là trova anima viva ed il letto è ancora sfatto, ma freddo.
In breve in casa non c’è nessuno tranne lui e Dylan, anche i suoi fratelli sono stati via quella sera primaverile.
Più rincoglionito che mai, Cristian chiama:- Dylaaan!!- fischia e fa per aprire la porta.
Improvvisamente Dylan si alza dal pianerottolo, gli occhi gli si illuminano di felicità, fa una sgommata canina (un rumore di zampe che scivolano sulle mattonelle) e si dirige velocemente nella direzione della porta; poco prima di oltrepassarla si ferma e guarda il ragazzo dritto negli occhi:- era ora che ti alzassi, è passata l’una di pomeriggio e devo svuotarmi!-
Cristian sente queste parole dritte nella sua mente, il tutto mentre guarda il suo amico quadrupede, e sbigottito non capisce e resta di stucco col barbatrucco. – Cretino!, sono proprio io che ti parlo, non ricordi più nulla di stanotte?- e il ragazzo –Dylan, ma… tu parli…io…ti capisco, ma cosa è successo?- ed il cane- sei proprio un tontolone, innanzi tutto io ho sempre parlato, siete voi che non mi capite quasi mai, per questo mi esprimo a mimo, e poi è successo… - così il cane comincia a raccontare dell’accaduto della notte precedente, del fatto che era riuscito a scappare di casa per seguire l’amico nell’allenamento notturno, e di quello che è poi successo dopo l’incontro con la vecchietta, e del fatto che per cercare di salvarlo, anche lui (Dylan) si era buttato in acqua, e che entrambi avevano acquisito dei super poteri.
Nel caso di Dylan il super potere era molto semplice: elevata forza e velocità, più un ulteriore acutizzazione dei suoi, già acutissimi, sensi.
- E nel mio caso che tipo di super potere ho? – domanda il ragazzo incuriosito e preso dalla cosa, il tutto nello scenario di Dylan che passeggia tranquillamente sul litorale del mare, e di tanto in tanto alza una delle zampe posteriori per far zampillare qualche getto giallo su qualche pietra; un paio di volte si accovaccia, alza la coda e dà libero sfogo alle sue viscere.
- Nel tuo caso so molto poco: so sicuramente che hai il potere di trasformare i tuoi vestiti e di potere fare saltare in aria un camion dell’immondizia dopo averlo tranciato in due di netto… ah, qui ci è passata una bella cagnolina vogliosa… e che ho incontrato una certa persona mentre ti riportavo a casa: un uomo che dice di sapere tutto di te dei tuoi poteri, ed al quale ti devi rivolgere appena prendi coscienza di quello che è successo: praticamente appena finisco di pisciare… ahhhhhh, non è soltanto un sollievo, ma anche una questione di territorio. Ah, mi ha detto di chiamarlo Maestro! –
- Maestro?! – in quel momento Cristian ricorda lo strano sogno a cavallo tra vita e morte che ha fatto in fondo al mare, e ricorda fino al punto in cui si splattava contro la statua; - ma come mi hai riportato a casa, come hai fatto ad aprire la porta? –
- La porta l’avevo lasciata aperta io,- dice il cane - solo che me ne sono accorto dopo che ti avevo fatto entrare dalla terrazza: cioè ti ho usato come cavia per provare la forza dei miei poteri. Poi, però, sono uscito, dopo averti messo a letto, ho chiuso la porta e sono risaltato sulla terrazza, poi mi sono messo a riposare e neanche i tuoi sono riusciti a svegliarmi stamattina-
- Certo che per essere un cane parlante, parli veramente a profusione, e parli anche meglio di me – asserisce Cristian; e l’amico – il fatto che sia un cane non deve farti pensare che non abbia mai parlato, tutti noi parliamo, e anche tanto, tra di noi; ci raccontiamo soprattutto dei sogni che facciamo, sogni in cui non corriamo solamente, ma facciamo anche tanto sesso e tanti bisogni. E poi il fatto che parlo molto bene lo devo a tutto quello che ho studiato sui tuoi libri di scuola, perché durante quelle mattina in cui rimanevo solo a non fare nulla, in verità prendevo i vostri libri e li leggevo, e quindi ho imparato molto, anche più di te che non studi più tanto!-
- Fico! Almeno adesso posso prendere ripetizioni gratis dal mio cane!!, ma forse è meglio se ti porto in un programma tv e ti faccio parlare, così diventiamo ricchi!- ma Dylan controbatte – ecco proprio che sei il solito stupido: non ti sei accorto che mentre parli con me le tue labbra non si muovono, e che il nostro è solo un contatto telepatico, ma non per mia scelta, ma è anche questo uno dei tuoi poteri: quello di comprendermi, e penso sia il migliore perché così finalmente imparerai qualcosa di buono sulla vita! Ora sbrighiamoci ed andiamo dal Maestro, non so l’indirizzo, ma mi ha fatto ben sentire il suo odore, e mi ha detto che non avrei fatto fatica a trovarlo; lo credo io, puzzava terribilmente di birra e marijuana, e anche un po’ di sudore stantio, penso proprio che non sarà difficile individuarlo; mi ha dato solo l’indicazione del quartiere: il villaggio S. Rosalia! –
La risposta del ragazzo non è altro che un annuire e deglutire forzatamente quella poca saliva che aveva in corpo dopo tutto quel chiacchierare sotto il sole; poi trovate le forze dice: allora, hai finito la pisciata dell’anno? Abbiamo qualcuno che ci aspetta! –

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