sabato 14 gennaio 2012

Dopo la pioggia

Bologna 09/06/07    h. 9.29    a casa

La pioggia è passata.
La pioggia è caduta su Bologna, bagnandola.
È passata sulle mie ferite cercando di lavarle, ma ne ha solo ammorbidito la crosta e ritardato la guarigione.
La pioggia è caduta su Bologna per me.
La città in cui abito ha chiesto al cielo di oscurarsi e piangere le lacrime che ho dentro.
Il cielo ha acconsentito a prendersi carico delle mie sofferenze e lavare il mio dolore.
Il cielo, Bologna, Palermo  tutti mi amano e sono partecipi del mio stato d’animo.
Mi ero anche arrivato a soprannominare “SUN BRINGER” perché dove arrivavo io, arrivava sempre anche il sole e il bel tempo, e se ne andava quando partivo.
Tutto questo è successo fino a sei mesi fa.
Per mesi il Mondo ha scrutato i miei movimenti; per mesi ha sentito l’odore della gomma dei miei roller stridere sulla strada; per mesi si è fatto bagnare il suolo con il mio sudore e le mie lacrime.
Ho seminato disperazione… ho raccolto la pioggia.

Stamattina mi sono svegliato presto, finalmente ho dormito di nuovo con le finestre aperte, non ho avuto un sonno molto appagante.
Stamattina, quando ho aperto gli occhi, il mio olfatto era già all’opera ed ha riconosciuto un cambiamento nell’aria:
l’odore della primavera è passato, trasportato via dalle gocce della pioggia fino al terreno per esserne riassorbito.
Non c’è più il profumo che inondava la mia camera, e la malinconia ha cercato di tornare.
Dovrò aspettare un altro anno per potere riannusare i profumi della primavera, la mia primavera.

Ritorno al mio risveglio.
Stamattina sul mio corpo nudo è soffiata la brezza, sentivo il mio corpo accarezzato dal vento e non volevo che mi lasciasse.
Una creatura informe mi coccolava come se fosse una donna, ed io mi lasciavo abbracciare da quel senso.
Mi sono nuovamente sentito solo.
Ma questa è la vita, la solitudine; quella mi accompagnerà fino alla fine.
Poche cose sono certe nella vita: la MORTE e la SOLITUDINE.

Mi sembra di vedere più chiaro, grazie alla nitidezza lasciata dopo la pioggia; vedo più chiaro e triste che mai il mio presente, ma devo prenderne atto e fare diventare tutto ciò il mio compagno d’avventura.
La speranza è insita nell’uomo, ed io (purtroppo) non sono da meno: spero in un futuro diverso, ma ho paura dei miei fallimenti.

I fallimenti…
Ne ho collezionati innumerevoli in 26 anni di vita, e proprio quando credevo di avere pagato il pegno del mio delitto… ho subito il fallimento più grande: la delusione.

E così mi ritrovo a vagare per la città in cerca di qualcosa che mi riaccenda la speranza, qualcosa che ridia un senso a tutto quello che faccio; giusto o sbagliato che sia, qualcosa che mi possa rendere ancora una volta felice e forte; qualcosa che non sia solo una sensazione, ma che sia reale e tangibile.
In me è presente molta tristezza e molta amarezza (che sto cercando di esorcizzare con questo testo di poco conto); mi sento come un bambino che si è sperduto in una foresta e dal basso guarda in alto un sole offuscato da piante giganti, ma il sole c’è… e si deve trovare una giusta via per il cuore della foresta.

Mi piacevo com’ero, non conosco chi sono adesso…
La metamorfosi è cominciata e non so cosa diventerò, e l’unica cosa che posso fare è aspettare e vedere (è spaventoso tutto ciò).
Riuscirò ad accettare quello che sarò, non riuscirò a cancellare il mio passato…
Ma quando sarà troppo… la pioggia tornerà a lavare le mie ferite e a lasciare la mie croste molli sul mio corpo e la mia anima.
Ho un’anima, squarciata dal dolore, e questo l’universo lo sa!


Finita alle 9.58

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