sabato 14 gennaio 2012

Il passato alle spalle

Bologna   23/07/07   h. 11.40    a casa

In questi ultimi 2 giorni ho pulito la casa, e fatto un po’ di spazio tra le mie cose (anche se il dottore mi ha detto di fare assoluto riposo per via del troppo allenamento, ma mi piace e non so stare troppo fermo).
Ho cercato di cambiare la disposizione dei mobili nella mia stanza, ma oltre a togliere cumuli di polvere da dietro gli stessi, la decisione finale è stata quella di mantenere ogni posizione: ci stanno meglio!
Però ho colto l’occasione per fare spazio tra le vecchie cose, buttare via altro e mettere a posto documenti e appunti universitari.
Tra i vari fogli e carta straccia ho trovato:

    Un      biglietto del treno da Treviso a Bologna… visto, strappato e buttato tra i      rifiuti differenziati.
    Un      foglio con su scritto le cose che avrei dovuto fare per migliorarmi e per      guadagnarmi di nuovo il suo rispetto, con un punto scritto da lei… visto,      letto, strappato e buttato tra i rifiuti differenziati.
    Vecchi      fogli inutili; numeri di telefono di ragazze che non ho mai chiamato;      minchiate inutili; ricordi scomodi… visto, distrutto e buttato tra il      differenziato.

Ma nei giorni precedenti sono anche riuscito a liberarmi di alcuni ricordi (leggete: l’armadio).
Ho dato ad un mio amico delle scarpe che gli servivano, soprattutto gli ho regalato una felpa e una maglia che mi erano state regalate da lei e la sua famiglia.
Quando ho visto che se le portava via ho sentito un moto di liberazione nel cuore, un volere dimenticare tutto ciò che mi è successo a cavallo tra l’anno scorso e questo.
Però ero solo a metà dell’opera: mi rimanevano tra le magliette 2 t-shirt nere che mi erano state regalate da sua madre per la befana. Così ho provato a darle a Phil, ma lui non le ha volute dicendomi che erano un regalo che mi era stato fatto, e che non di regalano i regali.
Preso atto di questo, la sera stessa è venuto Emiliano, e preso il discorso gli ho fatto provare le magliette, e se le è prese con molta felicità.
Adesso il mio armadio è vuoto, vuoto dei ricordi e del dolore che ho sofferto.
Non voglio più avere a che fare con lei e con la sua famiglia (anche se loro non c’entrano niente); non voglio più nulla di loro nella mia vita e così ho dato via i miei ricordi una volta cari e belli.
Non sono riuscito a vestire il dolore, l’ho eliminato e ora è soltanto una parte dei ricordi della mia mente; cose, quelle, di cui difficilmente riuscirò a liberarmi.

Ho pulito la mia stanza, ho lavato i miei ricordi, ho messo a posto le mie carte e mi sono disfatto dell’inutile amore.
Il passato va lasciato alle spalle, e quando sarò più grande riderò di tutto questo.
Il passato non esiste; il futuro non esiste; esiste soltanto il fuggevole presente… o meglio dire: la nostra percezione del tempo oscilla tra due campi inesistenti!

Mai più l’amore sopra la mia testa, ma la mia testa su tutto!

Finita alle h. 12.08

Nuova pioggia

Bologna 12/06/07     h. 15.32     a casa

È appena arrivato un acquazzone, ed io sono in casa a studiare (almeno ci provo) e a cercare di scaricare testi e musiche di Rosa Balistreri.
È cominciato tutto con dei goccioloni enormi che si sono sfracellati culle tegole rosse nel casotto sotto la mia finestra; ma poi è arrivato trasversale il nubifragio, e mi sono diretto (dopo avere chiuso la mia finestra) nelle altre stanze a chiudere le finestre.
In cucina la porta finestra non ha dato segni di novità.
La cosa che mi ha lasciato esterrefatto a guardare il cielo è stato nella stanza da bagno: mentre stavo per chiudere la finestra, ho visto uno stormo rondini che, benché piovesse fortissimo, girava svolazzando in aria, e che a poco a poco si diradava, con gruppetti o coppie che cercavano riparo da qualche parte.
Non so cosa, ma ho pensato che quegli animali, anche nella situazione in cui riversavano erano tranquilli e spensierati, che malgrado tutto anche nel momento peggiore l’aria non li ha traditi facendoli precipitare al suolo.
Così sono rimasto per qualche minuto a guardarli, finché tutto lo stormo non si è disperso.
Poi sono andato nella mia stanza per scrivere dell’accaduto, e ho notato i fiori bianchi e polposi del ficus dall’altra parte della strada che si sono schiusi per raccogliere le gocce pesanti, e anche questo spettacolo mi ha mosso qualcosa dentro.
Non riesco a capire come mai, ma molte cose mi muovono dentro un certo nonsochè, e mi ritrovo rapito totalmente da quei momenti.
Mi sono svegliato, stamattina, con una canzone in testa; una canzone di Rosa Balistreri, una delle ultime cantastorie siciliane, nonché una vecchia amica di famiglia, della quale conservo ancora qualche vago ricordo.
La canzone è Mi votu e mi rivotu… e mi sono trovato a cantarla… e assieme alla canzone è arrivata un’altra ondata di ricordi, e mi è venuta la pelle d’oca.
Mi sono ritrovato con l’idea, malsana, di cercare di contattarla per ristabilire un rapporto, ma mi sono convinto che è meglio che non faccia nulla e me ne stia per conto mio a soffrire, solo con il viso bagnato dalla pioggia che cade a gocce grosse come la mia testa.

Finita alle h. 16.02

Dopo la pioggia

Bologna 09/06/07    h. 9.29    a casa

La pioggia è passata.
La pioggia è caduta su Bologna, bagnandola.
È passata sulle mie ferite cercando di lavarle, ma ne ha solo ammorbidito la crosta e ritardato la guarigione.
La pioggia è caduta su Bologna per me.
La città in cui abito ha chiesto al cielo di oscurarsi e piangere le lacrime che ho dentro.
Il cielo ha acconsentito a prendersi carico delle mie sofferenze e lavare il mio dolore.
Il cielo, Bologna, Palermo  tutti mi amano e sono partecipi del mio stato d’animo.
Mi ero anche arrivato a soprannominare “SUN BRINGER” perché dove arrivavo io, arrivava sempre anche il sole e il bel tempo, e se ne andava quando partivo.
Tutto questo è successo fino a sei mesi fa.
Per mesi il Mondo ha scrutato i miei movimenti; per mesi ha sentito l’odore della gomma dei miei roller stridere sulla strada; per mesi si è fatto bagnare il suolo con il mio sudore e le mie lacrime.
Ho seminato disperazione… ho raccolto la pioggia.

Stamattina mi sono svegliato presto, finalmente ho dormito di nuovo con le finestre aperte, non ho avuto un sonno molto appagante.
Stamattina, quando ho aperto gli occhi, il mio olfatto era già all’opera ed ha riconosciuto un cambiamento nell’aria:
l’odore della primavera è passato, trasportato via dalle gocce della pioggia fino al terreno per esserne riassorbito.
Non c’è più il profumo che inondava la mia camera, e la malinconia ha cercato di tornare.
Dovrò aspettare un altro anno per potere riannusare i profumi della primavera, la mia primavera.

Ritorno al mio risveglio.
Stamattina sul mio corpo nudo è soffiata la brezza, sentivo il mio corpo accarezzato dal vento e non volevo che mi lasciasse.
Una creatura informe mi coccolava come se fosse una donna, ed io mi lasciavo abbracciare da quel senso.
Mi sono nuovamente sentito solo.
Ma questa è la vita, la solitudine; quella mi accompagnerà fino alla fine.
Poche cose sono certe nella vita: la MORTE e la SOLITUDINE.

Mi sembra di vedere più chiaro, grazie alla nitidezza lasciata dopo la pioggia; vedo più chiaro e triste che mai il mio presente, ma devo prenderne atto e fare diventare tutto ciò il mio compagno d’avventura.
La speranza è insita nell’uomo, ed io (purtroppo) non sono da meno: spero in un futuro diverso, ma ho paura dei miei fallimenti.

I fallimenti…
Ne ho collezionati innumerevoli in 26 anni di vita, e proprio quando credevo di avere pagato il pegno del mio delitto… ho subito il fallimento più grande: la delusione.

E così mi ritrovo a vagare per la città in cerca di qualcosa che mi riaccenda la speranza, qualcosa che ridia un senso a tutto quello che faccio; giusto o sbagliato che sia, qualcosa che mi possa rendere ancora una volta felice e forte; qualcosa che non sia solo una sensazione, ma che sia reale e tangibile.
In me è presente molta tristezza e molta amarezza (che sto cercando di esorcizzare con questo testo di poco conto); mi sento come un bambino che si è sperduto in una foresta e dal basso guarda in alto un sole offuscato da piante giganti, ma il sole c’è… e si deve trovare una giusta via per il cuore della foresta.

Mi piacevo com’ero, non conosco chi sono adesso…
La metamorfosi è cominciata e non so cosa diventerò, e l’unica cosa che posso fare è aspettare e vedere (è spaventoso tutto ciò).
Riuscirò ad accettare quello che sarò, non riuscirò a cancellare il mio passato…
Ma quando sarà troppo… la pioggia tornerà a lavare le mie ferite e a lasciare la mie croste molli sul mio corpo e la mia anima.
Ho un’anima, squarciata dal dolore, e questo l’universo lo sa!


Finita alle 9.58

L’armadio

Bologna 06/06/07   h. 21.31    a casa

Nel mio armadio c’è una speranza
Infranta
Ha una forma e un colore.
Ha la forma della sorte che mi si veste sul busto, che lascia uscire la mia testa per potere bramare con gli occhi…
Ha una cerniera sulla sinistra, per chiudere la visuale…
È blu, come la disperazione, e bianco nei motivi che ritraggono un’aquila librarsi in volo.
Non rimane altro che il simbolo di un fallimento che un giorno avrò il coraggio di indossare nuovamente;
un giorno lo userò contro me stesso e annullerò il passato, senza rancori.
Il mio armadio contiene pezzi del mio passato, e ne porta il peso senza mai lamentarsi.
Il mio armadio… è il sarcofago della mia infelicità!

mercoledì 11 gennaio 2012

Ma chi è Manley?

Bologna  03/06/07    h. 10.57    a casa

Ieri ho passato una giornata davvero intensa:
ho lavorato per le 8 ore che mi spettavano in quel cacchio di negozio che odio profondamente, e come se non bastasse alla chiusura sono arrivati 4 scassa cazzi brasiliani che hanno per forza fatto acquisti oltre l’orario di chiusura.
Morale della favola… sono dovuto rimanere 10 minuti oltre l’orario di chiusura (minuti per niente pagati) perché quelle gran teste di cazzo stavano comprando di tutto, per giunta non parlavano neanche inglese, e quindi la comunicazione era ancora più difficile, almeno dopo 9 ore che ero in piedi ad avere a che fare con tutta quella gente di merda, inclusa una buona parte dei miei colleghi.
Vabbè…
Finito, e con la tranquillità emotiva di uno che cammina con un gatto aggrappato ai coglioni, mi arriva un sms di Phil, che mi dice che non si cena più in casa, ma si va a mangiare in via S. Felice in una trattoria dove siamo già stati, e che posso cominciare ad andarci a piedi.
Ed io che volevo andare a casa a farmi una doccia e a sbarbarmi un po’…
Comunque inforco le mie cuffie alle orecchie, metto la musica al massimo del volume e mi dirigo verso la trattoria, non molto lontana dal mio posto di lavoro, con un’incazzatura assurda dentro, e la voglia di spaccare la faccia a qualcuno (chiunque esso fosse dei non miei amici).
Arrivato, con largo anticipo rispetto agli altri, alla trattoria mi tolgo il monospalla e mi siedo davanti la vetrina ad aspettare che i minchiattoni arrivino.
Nel frattempo l’incazzatura è aumentata, e assieme arrivano anche i ricordi dell’abbandono, ma mi sforzo di pensare positivo, e la mia attenzione si concentra sui cerchioni di una WolsWagen (non so come si scrive) che ha 7 raggi che passando dal centro si fondono in 1, e la cosa prende ancora di più la mia attenzione facendomi pensare a giochi di figure nello spazio.
Ad un tratto, come se il mio lettore mp3 avesse voluto che mi scaricassi un po’, arriva una canzone di Ligabue: Il giorno di dolore che uno ha, i ricordi ritornano forti nella mia mente, come un pugno alla mia corteccia cerebrale, e la positività comincia una battaglia contro questi e la mia rabbia; ne risulta che dai miei occhi, volente o nolente, cominciano a sgorgare lacrime e comincio anche a chiudermi in un silenzio ancora un po’ incazzato, cominciando a fantasticare sulle possibilità del mio futuro, e se ponderare di ritornare SCONFITTO a Palermo a fare cosa…?
Nel frattempo arrivano gli altri, Phil mi si avvicina con una monetina in mano, e per poco non mi è salita la voglia di menarlo. Comunque ho lasciato stare e siamo entrati tutti insieme.
Dopo avere aspettato un paio di minuti ci fanno accomodare in una stanzina, e mentre ci accomodiamo vedo Bergonzoni seduto ad un tavolo con una donna (cavolo, quell’uomo è tutto testa e devo dire che invidio un po’ il fatto che quell’uomo molto più grande di me abbia ancora tutti i capelli, lunghi e brizzolati, vabbè) noi ci accomodiamo, ed io comincio a stare zitto per smaltire la rabbia.
Cominciamo ad ordinare, e Aurora e Simone ordinano del vino della casa, fermo, io dell’acqua naturale e per Phil frizzante.
Arrivato da bere ho accettato di fare il brindisi e ho versato il vino nel mio bicchiere, avevo voglia di sperimentare l’ubriachezza nel mio corpo, ho bevuto d’un sorso la mia dose di vino, e ho cominciato a prenderne ancora (il gusto non mi piaceva, perché non mi piace l’alcol, ma lo calavo quasi senza gustarlo) finché non ho cominciato a sentirmi un po’ brillo, a sentire giracchiare un po’ la testa, ma continuavo a stare in silenzio e a sentire quello che dicevano gli altri, finché non ho cominciato a parlare anche io, e spinto dalla voglia di fare cazzate, dagli ormoni che premevano sul mio sesso facendomi venire voglia di scopare e dalla mia voglia di fare una rissa, cominciamo a chiederci dove andare dopo mangiato.
Arrivano i dolci, e comincio a fare degli scherzi idioti agli altri ragazzi, a buttare il sale sulla tavola, e a mettere del pepe (anche se non volevo arrivasse) sul dolce al cioccolato di Fabio.
Comunque usciamo dopo avere pagato, e ci dirigiamo alla macchia di Fabio; la mia rabbia si è trasformata in voglia di dire parolacce e cercare rissa con qualcuno, ma arrivati sotto un albero il profumo dei suoi fiori mi rasserena e comincio a non volere più fare rissa; ma arrivati alla macchina, il proprietario (Fabio) incacchiato per il pepe sul dolce, mi fa capire che non sono ben accetto in macchina, allora auguro la buona notte e mi dirigo verso il centro da solo a piedi.
Dopo qualche minuto passano i ragazzi con la macchina e mi chiedono di salire, ma a quel punto il mio disappunto era tornato e ho detto loro di andare a fare quello che volevano, alla fine loro sono andati, e io per la mia strada.
Non ho nulla contro Fabio, e mi dispiace della questione del pepe, ma non ho accettato il fatto che devo sempre essere quello che si prende gli insulti di tutti e non posso mai fare nulla.
Comunque mi sono diretto verso via Zamboni, con l’idea di riuscire a trovare una persona, e mentre camminavo sotto i portici me la sono trovata davanti (bingo!)
Ho cominciato a mostrare tutto il mio stare bene, a chiacchierare e a fare le solite battute stronze alla mia maniera, a chiedere come stava, e come stavano le due ragazze con lei, una delle quali molto carina, e con la quale non ho esitato a provarci un po’ (in pratica sono alcune delle amiche della mia ex), anche se avevo il batticuore per il nervosismo, e vedevo che anche loro ne soffrivano un pò.
Va a finire che ci passiamo il resto della serata a bere e a chiacchierare in tranquillità tra uno shot e un mio mojito, tra una battuta e un rutto… la ragazza con la quale volevo provarci butta fuori una frase (parte la scena di un film), nel frattempo il mio nervosismo era passato, :- ma Ele che fine ha fatto- e l’altra (consapevole di essere in un campo minato) – ma, non so non ha frequentato molto e abbiamo esami differenti ed è da un po’ che non la vedo- e la prima – ma è ancora fidanzata? – ed io con ancora il drink in bocca – no, non lo è più!- e lei oh, sei tu? Non lo sapevo scusa – ed io – di nulla, tanto è una cosa bella e passata da tempo –
Invece avrei voluto dire che quella grandissima puttana mi ha fatto soffrire come un cane, che mi ha lasciata per stare con il fruttarolo e che non mi ha neanche voluto dare retta quando le ho detto di non farsi più né vedere né sentire, e che non la voglio più vedere. Ma ho fatto buon viso a cattivo gioco, ci ho riso su, e ho mostrato la faccia sorridente.
Niente… la ragazza bellina se ne va, e resto da solo con Valentina e Sonia.
Ci dirigiamo verso il caffè Paris, dove le due vanno a fare un altro shot, ma io mi astengo.
Fatto il tutto decidiamo di uscire, e dopo un po’ ci dirigiamo alle torri a prendere la loro bici (una bici in 2), chiedo se va loro di accompagnarmi e loro accettano.
Prima, però, facciamo una sosta da Gingio perché Sonia accusa i colpi dell’alcol e decide di prendersi un paio di fatte di pizza.
Nel frattempo io e Vale cominciamo a fare i cretini sulla musica che mettono, e dei tipi cominciano quasi a intortarmi, per poi passare sulla prosperosa Sonia (con la scusa che ha i lineamenti simili alla Canalis) ed il più “figo” dei tre comincia  a provarci spudoratamente, mentre io faccio la telecronaca del tutto ridacchiando con Vale, e cominciando a parlare di film porno e quali sono i nostri preferiti.
Nel frattempo il tipo “tamarro” che mostrava più dei miei anni, ma che è più piccolo di me,lascia il numero a Sonia, e io e Vale sghignazziamo.
Continuiamo a parlare di film porno, ed io ne mimo alcuni, cominciamo a parlare di Rocco Siffredi, e Sonia si è presa un hot dog (non l’avesse mai fatto).
È stata presa di mira da me e Vale che in pratica l’abbiamo fatta schifare e buttarne almeno la metà…
Tra le risa ecc. siamo andati a prendere la bici e ci siamo diretti verso casa, mia, e sono venuto a conoscenza che non abitano molto lontano da me (ma questa è un’altra storia).
Nel tragitto abbiamo cominciato a parlare di sesso, di orgasmi femminili e maschili, e della differenza tra l’orgasmo vaginale e quello clitorideo, lasciando intendere che quello che dicevo aveva anche a che fare con la mia ex.
Comunque si era fatto tardi, ed io ero già arrivato a casa, ci siamo salutati e separati e ce ne siamo andati.
Sono sicuro che “chi penso io” verrà a conoscenza di questi fatti e che si stupirà nel sentire la mia tranquillità, o sicuramente non gliene fotterà un emerito cazzo!
Comunque in questa occasione ho potuto fare meglio la conoscenza di Vale, che non è come credevo all’inizio, ma è un tipo simpatico e di compagnia con la quale uscire a fare i cretini.
Tornato  casa mi addormento e, forse per via degli ultimi discorsi fatti prima di andare a nanna, comincio a sognare.
Sogno di trovarmi in un’isola, come se fossi in un videogioco, a sparare a delle cose che volano, a muovermi con ascensori che vanno in verticale e in orizzontale, ma soprattutto a scopare con un casino di donne… non a scopare, ma a masturbarle violentemente e leccarle fino a farle arrivare ad un orgasmo esagerato.
Poi il sogno cambia e mi ritrovo in casa mia con Phil che mi esorta ad andare a buttare il materasso di MANLEY.
Mi sveglio… una frase esce dalla mia bocca…
MA CHI CAZZO E’ MANLEY?...
Phil arriva nella mia stanza, prima con un viso interrogativo, poi mi dice:- cerca su google! –
Ancora adesso mi chiedo chi cacchio è MANLEY!?!?



Finito alle h. 12.04

PRIMA-VERA

Bologna 12/04/2007  h. 10.28    a casa

È già dal giorno di pasquetta che mi ritrovo la casa e l’ambiente circostante a me pervaso dai profumi che emanano i fiori nel loro rigoglio migliore.
Basta pensare che lunedì ho percorso 15 Km sui roller passando per diversi parchi, armato solo del mio lettore mp3, e ovunque sentivo odore di margherita appena schiusa che offriva il suo odore alle mie sensibili narici, che ricambiavano rendendomi stranamente felice.
Quella stessa giornata mi sono ritrovato a inviare un sms a qualcuno di distante e a consigliare di recarsi al parco più vicino e di sniffare per aria; naturalmente non ho ricevuto alcuna risposta.
Ieri, invece, mi sono ritrovato la casa pervasa dall’odore di un rampicante in fiore, e mentre il sole batteva sul mio letto ed io mi preparavo per andare a fare lezione ai bambini, mi ritrovavo ad avere 2 pensieri simultanei e contrastanti: il rammarico per il non sentirmi abbastanza pronto per l’esame che avrei dovuto sostenere oggi, e la voglia e la certezza che entro luglio li avrò dati tutti; e il ritrovarmi triste perché la mia testa viaggia per i fatti suoi.
Ma il sole risplende, sembra che se ne fotta di tutto quello che mi succede; che se ne fotta dei problemi che arrivano tutti insieme; che se ne fotta del fatto che dentro di me continuo a soffrire e continuo a nutrire una flebilissima speranza di potere ottenere qualcosa che in questo momento sembra totalmente inarrivabile (solo la perseveranza, che ho paura di non possedere, mi potrà fare arrivare là dove e come voglio); che se ne fotta di tutto e voglia soltanto rendermi felice con i suoi raggi miti, e calmarmi e dirmi che esiste solo lui nella mia vita (il sole intendo).
Come tutte le feste comandate mi sono ritrovato solo in casa, ho fatto qualche telefonata e ne ho ricevuta qualcun’altra, ma la solitudine è quello che ho di sicuro.
La primavera è arrivata, e me ne accorgo dal fatto che i miei ormoni sono impazziti, dal fatto che mi ritrovo perennemente eccitato e con l’alzabandiera, dal fatto che stranamente non riesco più a dormire con i miei mitici pantaloncini ma mi ritrovo a dormire bene solo quando sono nudo; dal fatto che vorrei mandare tutto a fanculo e passarmi intere giornate sui roller a pensare ai fatti miei e a provare i trick dell’aggressive.
Ma tutto questo non si può, non si può perdere troppo tempo, le scadenze sono imminenti, ed ho soltanto 2 mesi per preparare al meglio 9 esami.
Quindi il mio idillio finisce con questa giornata, l’ultima in cui posso godermi la primavera e cominciare la mia PRIMA-VERA di studio e lavoro sodo, e continuando la partita a scacchi col destino che ho lasciato in sospeso.
Cavallo in C5, e speriamo che vinca io stavolta!

Finita alle h. 10.47
Com'è la vita?

P.s.

Che minchia ne so io?

Uomo o no?

Bologna  12/02/07    h. 12.10      a casa

Ancora adesso continuo a soffrire e a tratti a cercare di reagire a questo dolore che piano piano mi logora.
Ieri, come un paio di mattina a questa parte mi sono svegliato incazzato, ma poi continuando a lavorare mi si è affievolito.
Il fatto è che la penso continuamente, è il mio primo pensiero al mattino, e il mio ultimo alla sera prima di addormentarmi.
Insomma, ieri… sul finire della giornata lavorativa sono stato tentato dall’andarla a trovare a casa per parlarle e perché no, ricordare un paio di cose facendo sesso.
Sapevo perfettamente che ciò che pensavo era sbagliato, ed era più la voglia di farmi del male, farmi talmente tanto male da non permettere al mio dolore di potermene fare più. Una cura molto strana; dare più dolore possibile per farlo passare!
Fatto sta che ho chiamato Angelo, e gli ho chiesto consiglio (ormai sto rompendo i coglioni a tutti i miei amici con questa storia), e lui mi ha detto che razionalmente non era una cosa da fare; non era assolutamente da fare se non volevo che un bel ricordo (per lei) di una storia si trasformasse nel brutto ricordo di un rompicoglioni.
Alla fine ho resistito alla tentazione di vederla, e ho chiesto asilo a casa di Angelo.
Così sono andato là, depressissimo, e dopo i rituali saluti a lui, Mary e la piccola, ho cominciato a parlare di lei e di quello che provo, di quello che c’è stato e di quello che non ci sarà più.
Un enorme senso di sconforto mi ha assalito, le lacrime hanno cominciato a sgorgare sole dai miei occhi, ed io cercavo di trattenerle, di essere uomo; perché troppe volte ho pianto, troppe volte ho pianto davanti a lei, troppe volte le ho fatto capire le mie insicurezze, troppe volte no mi sono sentito uomo.
Dopo che ho detto questo sono scoppiato letteralmente a piangere e lui, un mio amico, mi ha offerto una spalla sulla quale sfogare la mia depressione. Anche questa volta non mi sono sentito uomo, non mi sono sentito in grado di risolvere i miei problemi da solo, ancora una volta sono regredito a bambino capriccioso, e questa è una cosa che mi fa montare ancora di più la rabbia in corpo.
Gli ho detto anche questo, e Angelo mi ha guardato e mi ha detto che sono più uomo di molti altri, perché riesco a buttare fuori queste sensazioni, cosa che non tutti fanno.
Ma alle donne non piacciono i frignoni, non piacciono li insicuri, alle donne non piaccio quando arrivano a conoscere quella figura indifesa che mi sta dentro, e che mi spinge a fare sempre azioni insensate, alle donne non piace il bambino che è dentro di me e che non ha mai saputo svilupparsi per diventare adulto.
Mi è anche venuto il dubbio che lei possa già avere trovato un altro, anche se quando mi ha lasciato mi ha detto che venivo prima di molti altri, mi ha detto che non mi ama, mi aveva fatto capire che voleva che la lasciassi; ma io ero troppo preso dall’idillio che avevo davanti, ero troppo preso da lei, e non capivo, e continuo a non capire.
Questo non riuscire a capacitarmi di tutto mi spinge a sapere, a volere conoscere il dettaglio, anche quando non c’è un dettaglio da scoprire.
Non c’è una ragione apparente, solo quello che mi ha detto:- NON TI AMO -, ma io questo lo sapevo, lo sapevo tutte le volte che le dicevo che l’amavo, e lei mi guardava triste. In quei momenti avrei dovuto capire che era una cosa che non poteva funzionare, e sinceramente ci avevo pensato molte volte, tutte le volte dopo il sesso, tutte le volte in cui lei mi guardava in questa maniera; ma tutte le volte lei diceva qualcosa che mi faceva cambiare idea, mi diceva che ero grande, mi diceva che sapevo fare tutto, ed avevo sempre una possibilità d’azione in più.
Ebbene non cel’ho! Mi sentivo forte con lei, mi piaceva proteggerla, e preoccuparmi per lei, ma nel farlo qualcosa ha risvegliato il bambino dentro, e con lei cominciavo a comportarmi in maniera diversa; sì la proteggevo, ma non nel modo giusto da uomo, e lei cominciava a farmi troppe volte da mamma, e mi cazziava tutte le volte che ci vedevamo, ed io prendevo questo come un fatto che mi volesse migliorare; e lei non si piaceva così, non si sentiva più se stessa, non i trovava più bene con me e con i miei difetti, mentre io vedevo i suoi e li adoravo.
Forse ho solo voluto attaccarmi avidamente alla prima persona che abbia mai voluto condividere qualcosa di bello con me. La mia prima ragazza, dopo 25 anni passati in solitudine, senza una donna accanto che mi amasse.
Ho fatto un overdose di questa esperienza, ed ho permesso che le mie paure prendessero il sopravvento su di me e sulla nostra relazione, e lei si è giustamente rotta le palle.
So che lei mi vuole solo bene e niente più, ma ogni fottuto giorno mi sveglio pensando a lei, a tutto quello che abbiamo fatto insieme in 6 mesi, a tutte le volte che abbiamo fatto l’amore, e tutte le volte in cui ci siamo abbracciati e voluti bene, che fosse stato amore o no.
Prima di andarmene l’ultima volta che l’ho vista le ho detto:- SEI LA COSA PIU’BELLA CHE MI SIA CAPITATA NELLA VITA - e lei mi ha risposto:- IN FONDO ANCHE TU -; non so cosa dire, sono in un turbinio di emozioni contrastanti, e cerco di uscirne.
Non riesco a elaborare questo lutto, perché da una parte c’è la mia speranza che mi invoglia a puntare ancora su di lei, anche se lei mi ha apertamente detto che non ci si può più fare nulla, e dall’altra c’è la consapevolezza che al mondo non c’è più neanche una donna disposta ad avermi accanto, ad amarmi come vorrei essere amato, e ad essere amata come so fare (o penso).
Questi sono giorni in cui vorrei estirpare dal mio corpo quella speranza che mi fa ancora pensare a lei, vorrei avere una prova che lei abbia fatto qualcosa di sbagliato, vorrei davvero potere fare sì che la rabbia mi aiuti a dare una svolta a questa sensazione, e mi aiuti a dimenticarla; ma sento solo che la colpa di tutto questo è solo mia e della mia inettitudine.
Molti mi dicono che questo mi aiuterà a diventare più forte, ad affrontare le future relazioni (perché ci saranno?) con più serenità e coscienza, ma io vorrei solo lei accanto, e non si può più.
Anche io so che un giorno mi passerà questo malessere, devo solo fare sì che LA DIVINA INDIFFERENZA mi accolga tra le sue braccia, e che mi randa abbastanza forte da non sentire più il batticuore ogni volta che la vedrò o la sentirò.
Come potere diventare forte? Come potere diventar un uomo a tutti gli affetti? Come potere combattere queste paure? Come portare avanti una relazione? Come continuare ad essere se stessi anche dopo essere cambiati?
Gli interrogativi sono molti, troppi… non mi è concessa una sola vita per risolverli, ma mi è concessa l’ignoranza, che a volte può essere un toccasana, anche se una volta che hai scoperto qualcosa vuoi solo ottenere di più.


Finito alle h. 12.55

La separazione

Bologna 31/01/07   h. 9.11      a casa

Ormai è passata una settimana dalla fine del mio periodo felice, che coincide con l’inizio del mio periodo peggiore.
Ho passato 6 mesi bellissimi accanto ad una ragazza della quale sono tutt’ora innamoratissimo.
La felicità mi prendeva e mi faceva volare in alto, mi faceva essere più forte e mi faceva sentire i problemi risolvibili con un semplice gesto.
Ebbene tutto questo non è assolutamente vero!
L’amore è come una droga che ti ovatta a tutto quello che succede intorno a te, e ti fa credere di essere un leone, quando invece sei una mosca.
Sto soffrendo, ogni giorno che passa sembra che la sofferenza debba solo aumentare, mentre il mio amore per lei debba solo ingrandirsi.
Quello che l’ha fatta allontanare da me è stata la mia grande voglia di volere solo stare con lei, non rendendomi conto che mi stavo annullando in quella relazione, appiattendola al punto tale che lei non provava più piacere a stare con me; quindi mi ha detto che mi lasciava.
Ho pensato che se la amo la devo lasciare andare per la sua strada, e che la sua felicità è anche la mia, anche se non sarà la nostra.
Ieri ci siamo rivisti, è venuta a lasciarmi le cose che avevo da lei, e a riprendersi le sue.
Ci siamo parlati, lei ha pianto, io volevo ma ho pianto tutto il tempo dentro di me; le ho detto che la amo e che l’amerò sempre e che anche se troverà qualcuno ne sarò felice per lei.
Menzogna, menzogna spudorata e schifosa!!
Voglio vivere la mia vita con lei, sentire ancora il dolce profumo che emana il suo corpo, vedere i suoi occhi, le sue labbra, i suoi seni, il suo sesso…
Ma so che non è assolutamente possibile, perché lei ha deciso che deve essere così, e quindi me ne devo fare una ragione.
Ci siamo promessi che non ci perdiamo di vista, che ci rivedremo a metà febbraio, data in cui avremmo festeggiato i nostri 6 mesi effettivi, e che cerchiamo di restare amici.
Così dopo avere visto insieme e abbracciati una puntata di south park , come facevamo prima di metterci insieme, l’ho accompagnata alla fermata dell’autobus, e nel tragitto mi ha detto che un ragazzo le ha già chiesto di uscire, e che per accattivarsela le ha anche pagato una parte della riparazione alla sua bici.
Quando mel’ha detto il mio cuore è sprofondato nel perineo, mi sono sentito morire, e l’ho abbracciata più forte che mai.
Guardandomi con gli occhi rossi e imperlati mi ha chiesto cosa avessi, ed io ho risposto – niente -, ma dentro di me volevo ululare dal dolore.
Prima di andare a dormire l’ho rivista accanto a me, ma era un sogno, stavo già dormendo.
Appena mi sono svegliato mi sono messo a piangere, come ieri sera dopo che l’ho vista allontanarsi sul bus.
Mi sento totalmente perso, e sto male solo al pensiero che un altro uomo la possa stringere come facevo io, mi sto raccogliendo con il cucchiaino e sto riattaccando i miei pezzi con la saliva.
Sto cercando di diventare forte, ma il sapere che lei è innamorata di me mi dà quella certa distruttiva speranza che mi fa pensare che un giorno torneremo insieme.
Ma per fare ciò devo cambiare alcuni miei modi di pensare e di agire, devo curare ancora di più mè e il mio io, e devo continuare per la strada dello studio che ho iniziato.
Non devo fare sì che una relazione andata male mi distolga dai miei obbiettivi; il tempo è poco prima del fallimento del mio progetto.
Se mi ama e se vuole anche me nella sua vita (cosa che penso ormai impossibile) tornerà, altrimenti conserverò nella mia mente i bellissimi momenti che ho passato con lei, e pian piano la mia ferita al cuore si rimarginerà anche se non del tutto.
Eleonora ti amo, ma questo non è il nostro tempo.


Finita alle h.9.37
Bologna  28/12/06  h. 1.05      a casa

Ispirazioni!

È da diverso tempo ormai che non scrivo molto, tutto per via dei miei di lavoro, studio e amore (ma l’ultima è solo il più grande dei piaceri!!)
Il fatto è che ultimamente mi sono appassionato ad un anime giapponese (viva il Giappone, i japanzi e il loro grande sindaco) : Beck mongolian chop squad.
Questo cartone, non so perché, ha risvegliato in me ricordi sopiti della mia adolescenza e della voglia di suonare e sfondare che avevo allora.
Mi ritrovo ancora a notte fonda a guardare le puntate al pc con indosso le cuffie (per non svegliare il mio coinquilino), e con il batticuore per le scene di musica che mi fanno commuovere.
Ho visto, ormai, tutta la serie; solo che le ultime puntate le ho trovate solo in giapponese, ed una con i sottotitoli in inglese.
Ebbene… l’ho visto lo stesso, tutto fino alle quattro del mattino, ed alla fine qualche lacrima è sgorgata dai miei occhi: lacrime di commozione e di amarezza.
Commozione perché mi sono immedesimato totalmente con Koyuki, il protagonista, che tra una sfiga e l’altra riesce come per volere del destino a fare della musica la sua vita.
Amarezza perché quell’immedesimazione mi ha portato ancora una volta indietro nel tempo e mi ha fatto ricordare quante occasioni e persone sbagliate ci sono state finora nel mio cammino della vita, e come tra una sfiga e l’altra mi continuo a sentire molto fortunato.
Mi è ritornata la voglia di mettere su un gruppo musicale, ma ahimè il tempo manca e le priorità di certo non si fanno attendere.
Mi rende felice sapere, però, che c’è gente che ha deciso il suo cammino imboccando la strada della musica e lo percorre con stoicismo!
A TUTTI VOI, O TESTARDI, NON MOLLATE LA PRESA… CONTINUATE A MORDERE LA VITA, PRIMA O POI QUALCOSA USCIRA’!!!!!!
Ciao a tutti al prossimo post.


Finito alle 1.23
bologna 25/11/2006                            a casa
finalmente anche io ho internet; ma il mio pc non va, quindi mi sto facendo prestare quello della mia ragazza.
mi sono accorto che è da un mese e mezzo che non posto nulla, per via dei mille impegni di hokuto che mi perseguitano.
colgo l'occasione per salutare tutti, e prometto che a breve posterò qualcosa di decente.
ciao a tutti.

LIFE SURVIVE!

Bologna 18/10/06  h. 11.28   a casa

Dopo un po’ di casini che hanno attraversato longitudinalmente la mia vita, e dopo anche delle belle vittorie come: essere entrato finalmente alla facoltà che desideravo, ed alla quale mi sto appassionando sempre più; come l’avere capito che l’amare qualcuno ed essere ricambiato è un piacere indescrivibile, ma a volte per capirlo bisogna soffrire profondamente sino, quasi, ad odiare quella persona per poi rivederla e capire che il mondo non è a gradazioni di grigio, ma è bianco o nero, e nel mio caso è bianco!.
L’unica sfiga che mi perseguita in questo momento è una lombosciatalgia che mi porto dietro da più di 2 settimane, e che non decide ad andarsene.
Altro problema è che per dovere guadagnare qualche soldo in più per la retta universitaria ho, a malincuore, dovuto fare alcuni tagli alle mie attività, scegliendo di togliermi da uno degli spettacoli della compagnia (ma non l’abbandono!!!!); in più il 22, 24, 26 ottobre dovevamo esibirci in piazza maggiore con degli spettacoli pubblicitari per il BUH!!, ma ahimè una delle nostre si è dovuta operare di appendicite, ed abbiamo scelto (come gruppo) di lasciarci sfuggire questa occasione per non bruciarci in futuro.
La cosa che sicuramente vi starete chiedendo è sicuramente: come mai questo tale sta scrivendo delle sue sfighe e delle sue botte di culo?!
Vi rispondo, anzi mi rispondo da solo: tutto questo è successo nell’arco di queste ultime due settimane, variando sempre di giorno in giorno, e tutto questo mi ha portato a partorire uno dei miei soliti sogni inimmaginabili.

Il sogno è ambientato in una scuola di Tokio.
Stiamo partecipando ad un gioco estremamente violento, dove in campo c’è la nostra vita, e come compagni di squadra mi ritrovo: Silvester Stallone, la protagoniste del film “notte prima degli esami”, ed io.
Tra un massacro e l’altro ci troviamo dentro un bagno molto ampi, che funge anche da salotto, in cui cerchiamo di capire come uscire vivi da questa situazione; e pensare che tutto era partito da una riunione al Transilvania in cui il padrone ci aveva offerto un po’ di tutto e poi ci aveva presentato questo gioco come qualcosa di divertente ed innocente (stocazzo!).
Comunque: siamo in questo cacchio di bagno e ci ritroviamo a piedi nudi, Silvester decide di uscire dalla veranda e camminare sul cornicione (eravamo almeno a terzo piano) per vedere se riusciamo a scappare da quel posto, e per vedere cosa c’è nelle altre stanze.
Lo esortiamo a non farlo, ma lui da duro quale deve sempre dimostrare, lo fa comunque, ed in quel momento ci accoriamo che per terra è disseminato di siringhe da eroinomane su tutta l’aria, e che qualcuno comincia a forzare la porta che abbiamo forzatamente chiuso.
Così decidiamo di armarci, io e lei, con quelle uniche armi. Giusto in tempo, perché la porta cade a terra, ed un energumeno enorme si scaglia contro di noi. Lei fa appena in tempo a conficcargli un ago sulla gola, ma viene presa e ferita seriamente.
L’energumeno cade a terra un po’ sanguinando lì dove era stato punto, ma la cosa che ci lascia entrambi sconcertati è il vedere quell’uomo che muore in una maniera dolorosamente intensa, che si porta le mani alla gola in segno di asfissia, e stringe finché non gli escono letteralmente gli occhi dalle orbite.
Ma lei è ancora ferita, e la prima cosa che provo a fare è cercare di far smettere di uscire quel sangue dalla ferita in qualche maniera, e l’unico modo che trovo è di farlo direttamente con le dita, in maniera da fermare l’emorragia dall’interno e permettere al sangue di coagularsi.
Nel frattempo ritorna Silvester, fortunatamente non ferito, ma sporco di polvere, come fosse stato un panno della pubblicità; anche lui mi aiuta con lei, ed in mano ha delle bende.
Dice di avere visto tutto e che da dove era non poteva agire, ma che ha portato quei benedetti bendaggi.
Comunque riusciamo a bloccare il flusso (e non lo abbiamo incrociato perché è MALE!) e cerchiamo di dirigerci nel posto che Silvester ci ha detto essere dietro questo muro, ragion per cui dobbiamo anche noi diventare come dei panni swiffer.
Quando ci stiamo per arrampicare sul cornicione arrivano degli altri figli di puttana che ci stanno quasi per prendere, ma improvvisamente delle altre persone si fondano contro loro; a guardarli sembrano dell’esercito, e uno di loro grida:- non vi preoccupate siamo qua per proteggervi e mettervi in salvo!-.
Poi guardo chi li comanda, e vedo Gabriele, un mio ex compagno delle elementari, che mi guarda serio e poi ordina agli altri di fare il loro dovere.
Lo chiamo per nome, mentre tutti gli altri lo chiamano “signore”, lui mi fa cenno che si ricorda di me, e ci dice di seguirli, e che essendo i 2/3 di noi ancora abbastanza illesi, veniamo assoldati direttamente, e che a lei baderanno i medici della truppa.
A quel punto prima dissento, poi vedo lei ridotta male per salvarmi, allora accetto e chiedo la potenza di fuoco maggiore possibile.
Finite tutte queste pippe simil americane, cominciamo a percorrere il corridoio, e lì mi sveglio di malavoglia.

Provate, se volete a finire questo sogno a modo vostro, tenendo conto della mia psiche contorta.
Ciao ciao ciao ragazzi, alla prossima, che spero sia il più presto possibile.

Finita alle h. 18.32
Parlando delle dis-avventure di Mr.Cri ecco qua il primo abbozzo del fumetto. manca ancora tutto il vestito, i roller ed altri particolari, ma se tutto va bene, la cosa dovrebbe andare in porta.
ditemi chene pensate delprimo risultato che ho ottenuto,è ben accetto qualsiasi tipodi suggerimento,anche nella storia; basta che sia divertente ed assurda, alla fantasia non poniamo mai freni, soprattutto inibitori.
sfogatevi e fatemi avere notizie.