Le disavventure di Mr.Cri
parte terza ed ultima
Direzione Roma
Guarda un po’ il caso… proprio in questo momento sto ascoltando, in random, la canzone che le volevo dedicare: Thank you dei Led Zeppelin, quasi come se il mio pc mi volesse rievocare le sensazioni di quei periodi.
Ma torniamo alle vicissitudini:
mi ricordo che il giorno prima di partire per Roma le telefonai dicendole come e dove vederci; seppi che “Lei” abitava a Flaminio, e da lì mi diede qualche indicazione su dove trovare la sua scuola.
Ancora più forte, forse per la disperazioneJ, preparai la valigia (che era veramente enorme ed ingombrante, infatti da quel momento capii che per i brevi viaggi, anche quelli un po’ più lunghi, basta molto meno, una borsa media è l’ideale. Almeno ho imparato qualcosa!) ridistesi le corde della mia amatissima Jasmine, la mia chitarra acustica guadagnata lavorando come servizio d’ordine e “peruviano” (modo di dire del mio vecchio gruppo per indicare gli addetti al palco e i tuttofare) addetto al montaggio del palco; fu davvero un capodanno tristissimo passato da solo in mezzo ad una folla che guardava Jovanotti e festeggiava, mentre io ero posizionato dove non c’era nessuno tranne che il mare che quel giorno era un po’ incacchiato… ad ogni modo finii di prepararmi, ed avuto in prestito 50 mila lire, somma che ridiedi tornato a Palermo, andai a prendere l’eurostar per la Capitale.
Il viaggio fu, come sempre, una palla;anche in quel caso arrivai in ritardo, ma non c’era problema perché il posto dove avrei alloggiato era a 25 Km da Roma, dormivo a La dispoli, e colui che mi ospitava, un amico d’infanzia di mia madre, lavorava proprio a Flaminio (guarda un po’ il caso).
Ricordo che arrivai circa alle 13, presi la metropolitana ed andai da lui al lavoro, gli lasciai la valigia (la chitarra non la lascio a nessuno) e, dovendo aspettare che finisse di lavorare, decisi di andare in avanscoperta alla ricerca della scuola di “Lei”. Sapevo la via ed il nome della scuola, che ora non ricordo, e m’incamminai andando a piedi.
Inutile dire che girai davvero un casino, e quasi mi persi, arrivai fino sotto al cupolone e ritornai, furono momenti catartici,era bello vedere quelle vie, quella gente che camminava, era tutto uguale a Palermo, solo che era più grande e la gente parlava un dialetto diverso, mi sentivo stranamente a casa (sensazione che mi accompagna in qualunque posto nuovo vada, sia che sia italiano, che estero; nel secondo caso la sensazione è che le persone parlano un dialetto talmente stretto che mi risulta incomprensibile. Wakko rulez!); ma alla fine ci riuscii, trovai la scuola, stava vicino gli alloggi in cui ospitarono gli atleti per le olimpiadi di Roma, infatti la zona era l’Olimpico.
La scuola era molto vecchia e malandata, e dire anche che il quartiere era popolare (cosa che non mi aspettavo dalla sua famiglia, visto che il padre lavorava già da tempo lì), però la gente era amichevole. Ricordo che chiesi indicazioni ad una coppia con un bambino seduti su di un prato con l’erba secca, e sembrava stessero facendo un pic-nic. Comunque avevo trovato il posto in cui il giorno dopo alle 12, all’uscita dalla sua scuola, l’avrei incontrata e le avrei regalato la canzone per il suo compleanno. Mi sentii rinvigorito dal tutto,feci un giro per l’isolato e impressi nella mia mente le vie da percorrere e le possibili varianti, mi diedi dei punti di riferimento e ritornai indietro.
Arrivai davanti l’ufficio dell’amico di mia madre che lui ancora non aveva finito,aspettai solo qualche minuto e arrivò. Lo seguii fino alla sua macchina (con dietro i miei bagagli naturalmente),e partimmo per casa sua; prendemmo la via Emilia e mi raccontò alcune cose sulla storia di quella strada e di Roma, ed uscimmo dalla città. Ricordo che quel giorno c’era una puzza di pesce marcio per quelle strade, stavo quasi per vomitare, chiesi come mai e lui mi spiegò che era colpa delle prime piogge che erano cadute sulla città. Ci mettemmo una buona mezz’ora ad arrivare a La dispoli, e andammo a casa sua. Lì trovammo la moglie, una tipa simpaticissima nonché eccellente cuoca; mangiammo, facemmo 4 chiacchiere sul più ed il meno,e mentre parlavamo accadde la catastrofe!
Mi venne una sete incredibile, ed in casa avevano soltanto acqua frizzante (cosa che non riesco a bere, mi fa schifo), chiesi se potevo bere quella del rubinetto, ma loro mi esortarono a rinunciare perché quell’acqua non era potabile (ma non ero a Roma, dove l’acqua è buonissima???), allora uscii alla ricerca di un bar, ma il più vicino era a qualche Km, ed allora presi la bici, mi incamminai e trovai un bar aperto, altri erano chiusi, entrai e chiesi dell’acqua naturale, ma… lì tutti bevevano solo quella frizzante, allora chiesi dove fosse il bar più vicino, ma lui mi rispose che era l’unico ,assieme ad un altro, aperto e che anche lì vendevano solo la frizzante, che in tutto quel fottuto comune vendevano solo la frizzante. Però ebbi una parola di salvezza quando mi disse che potevo provare alla farmacia notturna, che vende quella per i neonati. Mi feci dare indicazioni ed andai ,trovai una tipa che parlava da dietro una saracinesca, della quale si vedevano solo gli occhi da una fessura grande quanto bastava a fare passare le medicine ed i soldi (mi chiesi se ero finito a Cinecittà); chiesi 2 bottiglie, e la tipa si presentò con 2 bottiglie di vetro, verde, da 1 l. l’una, e mi disse che erano 5.000 lire, ed io O_O? eh???? Ma che è un furto? Già qua nessuno beve acqua come gli esseri umani, e poi voi mi estorcete tutti questi soldi per dell’acqua, che peraltro faceva schifo, ma siete pazzi?... solo che mi accorsi che era per me l’unico modo di non morire di sete, e mio malgrado pagai e bevvi avidamente da una di quelle bottiglie.
Ritornato a casa mi feci una doccia e mi preparai ad andare a letto per svegliarmi presto la mattina dopo. Ma entrato nella stanza trovai la figlia, una gran bella ragazza ma ahimè già fidanzata con un energumeno enorme, e sì che io in quel periodo pesavo più di 90 Kg!; parlammo a lungo ed alla fine lei uscì con il fidanzato, ed io mi addormentai.
Arrivò il giorno dopo, ero già sveglio alle 5.30 del mattino, ma non volendo svegliare gli altri mi riaddormentai e mi svegliai l’ora dopo. Mi rifeci un’altra doccia e procedettti con il rituale della sbarbata, all’epoca avevo ancora i capelli lunghi fino al culo e tutti anche; finito tutto presi la mia chitarra, la mia valigia ed andai ad aspettareil pullman alla fermata, erano le 7 del mattino.
Come ogni mia storia, ricca di ritardi, anche quello arrivò con un ritardo di 1’ora, e preso posto mi diressi alla stazione, a posare i miei bagagli, perchè sarei ripartito per Palermo la sera stessa.
Il pullman si bloccò nel traffico romano, e dentro di me c’era un ingegnere che sbatacchiava il giornale per aria bestemmiando in 100 lingue, di cui 90 sconosciute, ed anche lì arrivai in ritardo.
Facendo i conti erano già le 11!, ed io dovevo ancora andare a posare i bagagli.
Mi affrettai a farlo, ma lì c’era la coda, ed aspettai mezz’ora; fatto tutto mi diressi al metrò direzione Flaminio, arrivato lì, ancora traffico, ero caduto nell’ora di punta (ma chi sono Fantozzi?), provai a prendere un’autobus, ma erano in sciopero (atac di merda!!! Hanno ragione i profilax), quindi non mi restava che andare a piedi e forzare la marcia.
Alla fine arrivai con 45 min. di ritardo, ma per fortuna la incontrai per strada, ero zuppo di sudore per via del caldo e della corsa con la chitarra (nuova disciplina olimpica all’olimpico ahah), le spiegai quello che era successo, e mi scusai, sapevo di essere un casino in ritardo, ma non era colpa mia.
Lei, che era con la sorella, mi disse, allora, che mi poteva dare solo 5 minuti, e che poi doveva andare a casa.
- O_O eh? 5 minuti?? Hai idea del casino che ho fatto e passato pr poterti venire a fare un regalo di persona??? Hai idea di tutto il piombo che ho respirato per correre fino a qui con la chitarra???? Ma ...hai idea????? -
Riuscita a convincerla (sicuramente per pena), fece andare avanti la sorella, ed io mi accinsi a cominciare a parlare. Non potevo suonare la chitarra là, e l’accompagnai fino a casa.
Arrivati lì, però, non ebbe intenzione di farmi salire, ed allora decisi che non era neanche il caso di cantarle il mio regalo. Rimasi per 1 ora a parlare con lei, e cercare di mettere in chiaro quello che provavo, quello che mi suscitava il solo pensarla, le dissi questo ed altro (un pò accecato dall’ira, e farmi incazzare è abbastanza difficile, ora, prima mi infervoravo di più).
Lei mi disse quello che pensava di me, e mi spiegò che non poteva perchè stava ancora col suo ragazzo, ed io dissi che non me ne fregava niente di lui, e che tra me e lei c’era ben più che attrazione, c’era empatia, e questo (penso) l’ha sempre spaventata (non ci stavo con la testa in quel periodo).
Finito il discorso (che nella mia immaginazione doveva essere aulico e felice, ma che nella realtà era tutt’altro) la salutai, l’abbracciai, e le dissi che non l’avrei più sentita (8 mesi dopo la sentii, in preda ad un attacco di malinconia a Barcellona, ma questa è un’altra storia). Ripresi la mia amata Jasmine ed andai alla fermata metropolitana.
Là c’erano un paio di tipi simpatici che suonavano per qualche spicciolo; in preda alla disperazione chiesi se potevo suonare con loro e loro accettarono. Facemmo uno dei blues più belli e strazianti della mia vita, e nel giro di pochi minuti s’era creata la folla che ci ascoltava suonare e cantare, la gente lasciò un casino di soldi (10 ila lire in 5 minuti, cazzo!!), ed in preda all’odio di quel momento ruppi una corda nell’accordo del mi minore.
Mi stavo riprendendo, quando arrivò la polizia a sgomberarci. Ce ne andammo, i ragazzi mi volevano dare i soldi che avevo “guadagnato”, ma io non li accettai.
Chiesi dove potevo trovare una corda, e loro mi dissero di un negozio. Arrivato lì, e non fu facile, il posto era imboscatissimo, comprai una corda e ritornai a Flaminio. Da lì mi feci un giro per la via del borgo, e conobbi dei ragazzi che facevano firmare un quaderno con tutte le frasi che venivano in mente, ci feci un pò d’amicizia e quando se ne andarono mi unii a loro (ero ancora scosso), mi portarono all’Eur e lì andarono a trovare dei loro compagni che non avevano telato. Stetti con loro un pò di tempo e poi andai alla stazione.
Alla biglietteria trovai un ragazzo, amico di un mio ex compagno di banco tale Luca u Pallunaru, che conoscevo, lui tornava dalla sardegna dove aveva lavorato come animatore, e cominciò a raccontarmi di tutte le scopate che aveva fatto (io ero ancora più incazzato che mai) cominciammo a camminare, quando questo vide una tipa alta e bionda ed esclamò: - minchia, talia pezzu ri sticchiu (tradotto: minchia, guarda che pezzo di figa)- e si accinse ad abbordarla, lo fermai appena in tempo, perchè mi ero accorto che in verità era un uomo, e quasi mi mangiai le mani del fatto di essermi perso una cattiveria verso quel ragazzo, ma non lo feci e penso sia stato meglio così.
Sventato anche l’incursione omosessuale del tipo, prendemmo il treno, e lì mi chiesero di suonare ancora, all’inizio non volevo, ma alla fine lo feci, e non mi piaque.
Quello che ho imparato in quel viaggio è stato:
prenotare sempre il treno!
ogni tanto mandare a fanculo Albo e pensare alle mie voglie,
mai fare un viaggio senza soldi per amore,
dove mi metti sto, e me la cavo pure,
non suonerò mai più bene come quella volta in metropolitana,
ho facilità a conoscere persone nuove,
se vedi una bella donna... controlla sempre 3 volte,
che mi sono divertito un casino!!!!
Ragazzi questa era l’ultima parte di questa storia.
Alla prossima!
colgo l'occasione per rendere omaggio al canaso ed apv che hanno avuto il tempo e il coraggio di...
non so cosa.
ahahahahahahahahahahahah